Idrogeno, Italia fanalino di coda d’Europa

Secondo i dati dell'Hydrogen Innovation Report 2023 dell’Energy&Strategy della School of Management del Politecnico di Milano, l'Italia prevede, da qui al 2030, solo 24 progetti relativi al comparto dell’idrogeno contro i 631 del totale europeo

Di Arianna De Felice

Trend e Scenari - Pubblicato il 07-08-2023

Ormai da tempo si parla di idrogeno verde utile per generare energia pulita e in ogni dove continuano a nascere nuovi progetti e strategie. In Europa, però, c'è chi resta indietro più di altri e, in questo caso, è l'Italia. A dirlo sono i dati inseriti nell'ultimo Hydrogen Innovation Report 2023 redatto dall’Energy&Strategy della School of Management del Politecnico di Milano.

La situazione del mercato dell’idrogeno in Italia

Lo scorso anno l'Italia aveva conquistato una delle prime posizioni al fianco di Germania e Regno Unito con un target di 5 GW al 2030 differenziandosi anche per una previsione di investimenti nelle linee guida superiore a quella degli altri Paesi europei pari a 10 miliardi di euro.

Ora, a distanza di un anno, invece, vede distanziarsi i "big 5" che vantano tutti annunci a doppia cifra. 
L'Italia, infatti, secondo i dati dell'Hydrogen Innovation Report 2023, nei prossimi sette anni contribuirà con soli 24 progetti su circa 631 a livello europeo con una capacità di elettrolisi pari a 1,97 GW contro i 93,55 GW dell’Europa.

A primeggiare in Europa, invece, sono Germania, Spagna, Olanda, Danimarca e Regno Unito, ciascuno con annunci al 2030 superiori a 10 GW, più precisamente tra gli 11,4 di UK e i 17 della Germania.

Le motivazioni del ritardo

Secondo le analisi, la colpa prima di tutto riguarda la mancanza di una strategia nazionale tanto che, mentre gli altri Paesi hanno una normativa chiara e definita, l'Italia è ancora alle “linee guida”. 

«Nonostante gli ingenti investimenti per l’idrogeno previsti dal PNRR (3,6 miliardi di euro già assegnati al 63%, in controtendenza rispetto ad altri ambiti) il nostro Paese non si è ancora dato una chiara strategia nazionale, con il rischio di perdere la visione di insieme e non gettare le basi per lo sviluppo del mercato, disorientando potenziali investitori», ha dichiarato Davide Chiaroni, vicedirettore dell’Energy&Strategy.

«C’è bisogno di un contesto normativo coerente e di sistemi di supporto e di incentivazione che vadano di pari passo con il progresso delle tecnologie lungo tutta la catena del valore, dalla produzione all’utilizzo finale, passando per il trasporto e lo stoccaggio, in modo da ridurre i costi, al momento piuttosto elevati. Ma ci sono ancora spazi per essere competitivi, la sfida è aperta, purché non si perda altro tempo», ha aggiunto Vittorio Chiesa, direttore dell’E&S.

Il futuro è (anche) nelle mani delle startup

Nella sfida ancora aperta per un mercato destinato solo a crescere come l'idrogeno, trovano spazio soprattutto le giovani realtà. Se le startup del settore nel mondo sono 274, circa la metà hanno sede in Europa e, nello specifico, i Paesi più attivi sono: UK con 38 startup e il 41% dei finanziamenti europei, Germania e Francia, mentre l’Italia contribuisce con solamente 8 startup.

Tra le giovani realtà quasi il 90% offre soprattutto soluzioni hardware e si rivolge a clienti business che sembrano i più propensi a sperimentare l'utilizzo dell'idrogeno nei processi produttivi. Il comparto dei veicoli a idrogeno, però, è l'eccezione dove circa il 47% delle startup offre soluzioni combinate B2B e B2C.

Da qui è possibile scaricare il report completo della ricerca.


Potrebbe interessarti

Contatti

redazione@osservatorioeconomiacircolare.it

Ricevi la nostra newsletter

Redazione

Valentina Cinnirella

Direttrice responsabile

Simona Politini

Vicedirettrice responsabile

Osservatorio Economia Circolare è una testata giornalistica registrata al Tribunale di Milano n. 4326/2023

Futurea S.r.l.
Piazza degli Affari 3 | 20123 - Milano (MI)
P.IVA 15942371004 | Cap. sociale € 165.629,55 i.v