Indagine Ipsos sulla transizione sostenibile: un italiano su tre disposto a pagare di più

Nella ricerca, realizzata per il Salone della CSR e dell’innovazione sociale, emerge che gli italiani crescono in sostenibilità ma chiedono lo stesso a governi e aziende

Di Redazione

Trend e Scenari - Pubblicato il 05-10-2023

La transizione sostenibile ha un costo: la sua realizzazione richiede e richiederà di distogliere risorse da altri ambiti o di aumentare il prelievo fiscale, se non addirittura entrambe le azioni. Quanto siamo dunque disposti a pagare per uno stile di vita più equo e sostenibile?

La nuova ricerca annuale che IPSOS ha condotto per l’undicesima edizione del Salone della CSR e dell’Innovazione sociale rivela che il 46% degli italiani è pronto a scendere a compromessi sullo stile di vita a beneficio dell'ambiente, ad esempio consumando meno energia, mangiando meno carne o limitando la plastica monouso. Quando però il comportamento sostenibile va a incidere in modo importante sulle finanze personali, la quota di virtuosi si riduce diventando meno di un terzo (31%).

Gli aspetti positivi emersi

L’indagine IPSOS sulla transizione sostenibile – condotta a maggio 2023 su un campione rappresentativo di 1000 persone over 16 anni (metodo CAWI) – si focalizza sulla percezione delle persone rispetto al cambiamento in corso e alle evoluzioni future.

La ricerca ha evidenziato diversi aspetti positivi: il 58% degli italiani ha già investito o sta investendo per rendere la propria casa energeticamente efficiente, il 60% è pronto a rinunciare ai viaggi in aereo, il 59% a sostituire l’auto con il treno per le lunghe percorrenze.

A fronte dell’impegno individuale, è richiesto un impegno pubblico: per finanziare la trasformazione sostenibile, oltre tre italiani su dieci sarebbero favorevoli ad aumentare le tasse sui patrimoni e a tagliare la spesa per la difesa, per la pubblica amministrazione locale e per beni artistici e culturali statali. Niente tagli invece per la spesa pensionistica, l’istruzione e la sanità, le aree più preziose per gli italiani, da salvaguardare anche in un’ottica di sostenibilità.

I comportamenti virtuosi

Il sondaggio mostra come oggi, a 11 anni dalla prima edizione del Salone, gli italiani sono pronti alla sfida e lo dimostrano nel quotidiano: l’89% delle famiglie si impegna nella raccolta differenziata, l’88% nel risparmio energetico, l’87% nel ridurre il consumo idrico. E il 60% acquista prodotti biologici, pur con un’ampia forbice tra chi lo fa abitualmente (19%) e chi “abbastanza” (41%). Il quadro è identico nella scelta dei prodotti del mercato equo e solidale, che si attesta al 56% con un 17% di consumatori abituali e un 39% che diversifica maggiormente l’acquisto.

Le criticità rilevate dall’indagine Ipsos per la transizione sostenibile 

L’indagine mette in luce anche alcune criticità. Sul piano sociale, ad esempio, solo in pochi (5%) dedicano il proprio tempo o la propria professionalità per progetti a favore della comunità o per valorizzare il patrimonio culturale del proprio territorio (4%). Non va però sottovalutato che esiste apertura da parte degli italiani rispetto alle suddette attività: circa 6 persone su 10 si dichiarano molto o abbastanza disponibili. Una potenzialità che necessita di essere coordinata e facilitata. L’altro dato in negativo riguarda l’aumento degli “scettici” sul tema della sostenibilità: se nel 2018 rappresentavano circa un italiano su dieci, oggi rappresentano più di un italiano su cinque.

Ad incidere sono la scarsa fiducia nei confronti delle istituzioni e delle misure che stanno adottando per lo sviluppo sostenibile, e un raffreddamento di credibilità verso i comportamenti delle aziende: mediamente gli italiani ritengono che meno di un’azienda su 3 sia davvero impegnata nella trasformazione sostenibile.

In generale, per la metà degli italiani le tre transizioni ritenute più urgenti – quella energetica, quella ecologica e quella per la riduzione della povertà – stanno avvenendo in modo troppo lento.

«Uno scatto di concretezza»

«Nella narrazione attuale della trasformazione sostenibile – commenta Andrea Alemanno, Service Line Head di IPSOS – si è sempre posto l’accento più sugli elementi di cambiamento che non sui costi o sui benefici economici. Quanto costi la trasformazione, e quanto costerebbe la non trasformazione sostenibile, dovrà essere un tema centrale nelle riflessioni future, per dare un quadro reale della situazione. C’è bisogno di uno scatto di concretezza, per evitare facili illusioni, tentazioni di greenwashing, e per accelerare i progressi».


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