L'economia circolare nelle imprese manifatturiere italiane. I risultati del Report C-Readiness

Secondo una recente ricerca condotta dal Laboratorio RISE dell’Università di Brescia, il settore manifatturiero italiano non è ancora pronto alla transizione verso un’economia circolare

Di Arianna De Felice

Ricerche e Pubblicazioni - Pubblicato il 12-10-2023

In un mondo che è sempre più attento alla sostenibilità ambientale, è interessante capire come i singoli settori si stiano muovendo per adattarsi ai cambiamenti e a che punto sono nel loro percoso. Tra questi vi è il settore del manifatturiero che, per quanto riguarda il tema dell'economia circolare, sembra essere ancora poco pronto. A dirlo è l'ultimo rapporto di ricerca sul livello di circolarità delle imprese manifatturiere italiane realizzato dal Laboratorio RISE - Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Industriale dell’Università̀ degli Studi di Brescia.

Lo strumento C-Readiness

L'analisi, condotta su 144 aziende manifatturiere italiane e con il contributo di oltre 200 manager che hanno risposto a oltre 130 domande, ha dato vita a un nuovo strumento realizzato dai ricercatori del RISE appositamente per lo studio. Il tool di valutazione, chiamato C-Readiness, riesce infatti a misurare il preciso grado di maturità di ogni singola azienda rispetto alle tematiche della circolarità. Nello specifico lo strumento analizza sei diverse aree di valutazione: struttura del prodotto, processi produttivi, modello di business, supply chain, rigenerazione e fine vita, cultura green e buone prassi aziendali. I risultati delle analisi, uniti ai dati dell'impatto ambientale di Life Cycle Assessment o Carbon Footprint sono così in grado di fornire interessanti indicazioni di sviluppo e strade più verdi da percorrere per il futuro.

L’economia circolare nel manifatturiero: i risultati dello studio

Ciò che emerge dallo studio è che l'economia circolare nel settore manifatturiero italiano ha ancora molta strada da fare. Parlando in numeri, infatti, il punteggio di circolarità medio delle aziende prese in esame si ferma a 45 punti su 100. Nello specifico, oltre il 70% delle aziende, ha ottenuto un punteggio di circolarità che non raggiunge i 50 punti.

«Tale risultato è un indicatore di quanto sia complicata (seppure auspicabile) una piena transizione verso l’economia circolare da parte del tessuto produttivo italiano, e quanto gli sforzi intrapresi richiedano tempi medio-lunghi per giungere a risultati significativi, anche per via della sistematicità e trasversalità di questa trasformazione rispetto alle attività di un’azienda», ha commentato Gianmarco Bressanelli, main researcher del team del Laboratorio RISE che ha condotto lo studio.

Ovviamente i numeri parlano di una media generale ma, se si va a vedere nel dettaglio, si nota prima di tutto una inevitabile differenza tra i punteggi delle PMI e quelli delle grandi aziende. Le imprese di grandi dimensioni, infatti, in media ottengono un punteggio di 14 punti superiore rispetto alle piccole e medie imprese.

«Tale risultato trova spiegazione nel fatto che le aziende di grandi dimensioni, molto più delle altre, sono soggette ad obblighi normativi e di rendicontazione e si trovano “sotto osservazione” per quanto riguarda gli aspetti ambientali. Inoltre, esse hanno maggior capacità d’investimento e facilità di accesso ai capitali, che le porta in maniera più agevole ad investire in processi d’efficientamento e/o di controllo della filiera in ottica ci sostenibilità, come evidenziato da un punteggio più elevato nelle aree relative ai processi produttivi (nella quale risiedono gli interventi di efficientamento energetico e gli investimenti nella produzione di energia da fonti rinnovabili) ed alla supply chain», ha concluso Nicola Saccani, Professore Associato del Laboratorio RISE - Università di Brescia e coautore della ricerca.

Le differenze non riguardano però solo le dimensioni dell'impresa ma anche l'area analizzata. Nello specifico, si segnala un punteggio positivo per quanto concerne la progettazione dei prodotti dove mediamente le aziende raggiungono 63 punti mentre nelle buone pratiche green trasversali arrivano a 56. Di contro, però, si è registrato un netto calo quando si parla di modelli di business (punteggio medio 27 punti) e la gestione del fine vita e rigenerazione (punteggio medio 35 punti), entrambe pratiche alla base dell’economia circolare.


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