Con Fanuc Italia nuova vita ai robot, e non solo, per contribuire alla sostenibilità del Pianeta

Un progetto di remanufacturing, l’utilizzo di sola energia elettrica proveniente al 100% da fonti rinnovabili, elevati standard di sicurezza e un impegno costante verso la crescita delle competenze tecnologiche. Tutto questo, e altro ancora, nell’intervista a Marco Delaini, Managing Director della sede italiana di Fanuc, azienda di punta a livello mondiale nell’automazione e nella robotica industriale

Di Simona Politini

People - Pubblicato il 06-09-2023

Si chiama Re-Generation ed è il progetto di remanufacturing messo in campo dalla divisione italiana di Fanuc, la multinazionale giapponese leader globale nel settore della robotica, del controllo numerico e dell’automazione industriale. Obiettivo: dare una seconda vita ai robot ricondizionandone i componenti usurati e reinserendoli nelle linee produttive. A raccontarci di cosa si tratta è Marco Delaini, Managing Director Fanuc Italia da novembre 2021. Con lui abbiamo fatto un viaggio all’interno dell’Industry 5.0 e parlato di come l’azienda da lui guidata si stia distinguendo nel suo comparto per sensibilità e azioni a favore della sostenibilità ambientale e sociale. 

I facilitatori dell’automazione robotica

Fondata nel 1956 da Seiuemon Inaba, pioniere del concetto di controllo numerico (CN), con più di 4.9 milioni di controlli CNC e 900.000 robot installati in tutto il mondo, oggi Fanuc è il principale produttore a livello globale nel settore dell'automazione di fabbrica con oltre 266 filiali, 8.500 dipendenti e un fatturato che supera i 6 miliardi di euro. A livello europeo l’azienda conta 24 filiali dove lavorano circa 1.800 dipendenti; l’anno finanziario 2022 si è chiuso con oltre un miliardo di euro di fatturato. Focalizzandoci su Fanuc Italia, filiale aperta nel 1987, le persone impiegate sono circa 180 e il fatturato dello scorso anno ammonta a 197 milioni di euro, quasi il 20% del fatturato europeo. Giusto un po’ di numeri per capire di che realtà stiamo parlando e del conseguente impatto delle sue scelte.

Headquarter Fanuc alle pendici del monte Fujii, Giappone

Se il cuore produttivo di Fanuc si trova in Giappone, circondato da una foresta di larici e pini rossi alle pendici del monte Fujii (e già questo dovrebbe dirla lunga sulla capacità tutta giapponese di trovare un punto di equilibrio tra passato e futuro, tra natura e tecnologia), la sede italiana di Lainate, ad appena 20 km da Milano, è specializzata nel processo di personalizzazione delle macchine che arrivano dalla casa madre in una versione per così dire “standard”, e dopo essere state personalizzate sulla base delle esigenze dei clienti, installate e avviate presso il cliente finale, oltre naturalmente a offrire supporto tecnico e servizi di manutenzione alle aziende italiane che scelgono la sua tecnologia. «Sul mercato internazionale siamo riconosciuti come i facilitatori dell’automazione robotica grazie ai quali migliorare i processi produttivi», afferma Marco Delaini.

Dall’Industria 4.0 all’Industria 5.0

Prima di entrare nel merito delle azioni intraprese da Fanuc Italia per la sostenibilità del Pianeta, al fine di comprende sino in fondo le tematiche di cui stiamo parlando, prendiamoci ancora un momento per inquadrare il contesto nel quale ci troviamo, ovvero quello dell’Industria 5.0.  

Marco Delaini, Managing Director
Fanuc Italia

Nel giro di cinquant’anni siamo rapidamente passati dall’Industria 3.0, contraddistinta dall’integrazione dei sistemi informatici ed elettronica nei processi di produzione e manifattura, all’Industria 4.0, caratterizzata dall'ampio utilizzo di tecnologie intelligenti, scambio di dati, IoT, intelligenza artificiale e cloud computing per creare "fabbriche intelligenti" e ottimizzare i processi di produzione. Ma si sa che la tecnologia corre veloce, ed eccoci alle porte dell’Industria 5.0. 

Come affermato dalla Commissione Europea l’industria può svolgere un ruolo attivo nel fornire soluzioni alle sfide per la società, tra cui la conservazione delle risorse, il cambiamento climatico e la stabilità sociale. Questo approccio fornisce una visione dell'industria che va oltre l'efficienza e la produttività come unici obiettivi e rafforza il ruolo e il contributo dell'industria alla società. L’Industria 5.0, dunque, completa l'attuale approccio Industria 4.0 mettendo specificamente la ricerca e l'innovazione al servizio della transizione verso un'industria europea sostenibile, incentrata sull'uomo e resiliente.

«L’automazione − afferma Delaini − aiuta a identificare dove ci sono gli sprechi, dove si possono utilizzare delle risorse diverse, riciclate, riciclabili. Grazie all’intelligenza artificiale è possibile oggi rivedere i processi e massimizzare i benefici del risparmio energetico dando così un notevole contributo alla sostenibilità ambientale».

Potremmo dire pertanto che Fanuc ha una doppia anima sostenibile: quella impegnata a far sì che le aziende, tramite l’automazione industriale, possano operare riducendo il proprio impatto ambientale durante le fasi di produzione, e quella impegnata a far sì che Fanuc stessa possa essere rispettosa dell’ambiente e CO₂  neutral, dando il proprio contributo alla salvaguardia del Pianeta. 

Re-Generation, Fanuc Italia dona una nuova vita ai robot 

Veniamo al progetto di remanufacturing Re-Generation ideato da Fanuc Italia.

«Economia circolare vuol dire allungare la vita di un prodotto». Pensando al sistema industriale si tratta dunque di rigenerare riciclare un robot, ossia rimetterlo in produzione riducendone l’impatto ambientale andando a riparare tutti i suoi componenti invece di utilizzarne di nuovi. Re-Generation è il nuovo servizio rivoluzionario che ci siamo inventati che va proprio in questa direzione.

La domanda di macchinari robotici sta crescendo in maniera esponenziale. Sostenendo questa crescita tramite il rigenerato, potremo continuare a mantenere gli stessi livelli produttivi dando al contempo un forte contributo all’ambiente attraverso la riduzione dell’uso di materiali e dell’energia necessaria per realizzare robot totalmente nuovi, riducendo altresì la produzione di rifiuti industriali», ci spiega Marco Delaini. 

Come funziona praticamente il servizio? 

«Allungare la vita dei macchinari e delle componenti all’interno del processo produttivo è un aspetto verso il quale le aziende più sensibili ai temi della sostenibilità stanno sempre più guardando. Il cliente decide così di dare in mano a Fanuc Italia il proprio robot che sta pensando di dismettere. Noi, per un costo forfettario, diamo una seconda vita al robot (ci siamo dati l’obiettivo di riparare e rimettere in produzione un robot riciclando almeno il 70% delle sue componenti guaste) assicurandogli una garanzia per altri due anni. Il prodotto rientra così all’interno del ciclo produttivo con una capacità operativa di ulteriori 7 anni, che sono in media gli anni di un robot, portando il suo ciclo di vita a 14 anni complessivi». 

Fanuc Italia ha destinato una specifica area della nuova sede di Lainate − visitabile dagli stessi clienti − all’implementazione del programma Re-Generation. Il progetto, ad oggi in fase sperimentale, si pone l’obiettivo sfidante di rigenerare un centinaio di robot entro la fine del 2023.

Come Fanuc Italia declina la sostenibilità ambientale in azienda

Il progetto di robot Re-Generation è solo però uno degli elementi parte del mix di azioni che Fanuc Italia sta compiendo perseguendo la sostenibilità ambientale. L’azienda segue infatti a livello globale una rigorosa policy ambientale, in costante aggiornamento, che prevede una serie di iniziative per ridurre l'onere ambientale in ogni fase del ciclo di vita del prodotto, dallo sviluppo del prodotto all’approvvigionamento, alla produzione e al funzionamento, obiettivo ultimo di tutto il gruppo: raggiungere la Carbon Neutrality entro il 2050.

Sede Fanuc Italia, Lainate (MI)

Per quanto riguarda nello specifico la filiale italiana, racconta il Managing Director: «Nel 2019 abbiamo fatto un investimento sulla nuova sede di Lainate ottenendo la certificazione Leed Gold (Leadership in Energy and Environmental Design, il sistema di classificazione degli edifici verdi più utilizzato al mondo) per ottenere la massima produzione di consumi energetici necessari generando il minimo impatto ambientale. Già ad oggi autoproduciamo il 30% della nostra energia, e arriveremo presto al 50%. Non utilizziamo gas e abbiamo solo energia elettrica che proviene al 100% da fonti rinnovabili, recuperiamo le acque bianche utilizzandole per la gestione dell’edificio. Entro il 2029 puntiamo a utilizzare per gli imballaggi il 100% di materiali riciclati. Il futuro ci porterà a rivedere i processi: per esempio ci stiamo adoperando per la riduzione dei rifiuti liquidi scartati e per la riduzione delle emissioni di refrigeranti e della quantità di sostanze chimiche PRTR utilizzate».

La sostenibilità sociale in Fanuc Italia

E poi la sostenibilità sociale. «Sicuramente la salute e la sicurezza, sia all’interno dell’azienda che poi al di fuori di essa, così come la Diversity & Inclusion, la dignità del lavoro, che significa anche contratti regolari (abbiamo solo contratti regolari) e una remunerazione economica per i ragazzi che vengono a fare formazione dalle scuole o dalle università, la formazione continua dei nostri lavoratori, sono tutti aspetti tenuti in grande considerazione all’interno di Fanuc Italia».

Una particolare attenzione meritano gli sforzi che Fanuc Italia compie per stimolare la crescita di competenze tecnologiche adeguate a governare la grande transizione digitale. 

«Da anni ci impegniamo a portare i temi della robotica nelle scuole, donando anche in attrezzatura hardware e software. Lo scorso mese di maggio abbiamo dato il via alla prima edizione delle Olimpiadi della robotica industriale che si sono tenute qui nella nostra sede di Lainate, coinvolgendo per due giorni ragazzi e ragazze provenienti da 13 selezionate scuole secondarie di secondo grado in test e prove pratiche sull’integrazione di sistemi robotici, sviluppando così nuove competenze sul campo. Ci piace sottolineare che la competizione è stata vinta da un team formato da una ragazza e un ragazzo, questo a riprova che la robotica è una materia senza esclusione di genere, anzi, potrei affermare che susciti sempre più interessante anche tra le ragazze», spiega Delaini, che prosegue: «Per attrarre il maggior numero di talenti, che tuttavia risultano essere sempre insufficienti per coprire le nostre esigenze, abbiamo scelto di compensare con uno stipendio i giovani che decidono di svolgere presso di noi i Percorsi per le Competenze Trasversali e l'Orientamento (PCTO) di modo da farli appassionare all’attività e fare loro capire che lavorare nel settore dell’automazione non solo è stimolante, ma dà anche possibilità di carriera e crescita economica».

Qui alcuni numeri registrati da Fanuc Italia nel 2022: 0 infortuni ogni 1.000.000 di ore lavorate; 10.000 euro di donazioni erogate alla comunità tramite donazioni, liberalità o beni materiali; il 12,5% di dirigenti e quadri di genere femminile sul totale (contro il 7,27% medio), e il 13,73% di dipendenti sotto i 30 anni (contro il 10,38% medio); il 99,35% di dipendenti assunti a tempo indeterminato, e l’86,96% di valore economico distribuito ai dipendenti, ai fornitori e alla comunità locale (espresso in % sul totale del valore economico generato).

E sono proprio questi i numeri che hanno portato Fanuc Italia ad emergere per le ottime performance ESG relative al primo Bilancio di Sostenibilità dedicato al settore delle macchine utensili realizzato da Ucimu (l'associazione dei costruttori italiani di macchine utensili, robot, automazione e di prodotti a questi ausiliari) in collaborazione con Altis dell’Università Cattolica del Sacro Cuore con uno score complessivo del 75% (vs il 54% della media di settore).

 


Potrebbe interessarti

Contatti

redazione@osservatorioeconomiacircolare.it

Ricevi la nostra newsletter

Redazione

Valentina Cinnirella

Direttrice responsabile

Simona Politini

Vicedirettrice responsabile

Osservatorio Economia Circolare è una testata giornalistica registrata al Tribunale di Milano n. 4326/2023

Futurea S.r.l.
Piazza degli Affari 3 | 20123 - Milano (MI)
P.IVA 15942371004 | Cap. sociale € 165.629,55 i.v