Rapporto sullo sviluppo sostenibile in Europa: Italia ancora lontana dai Paesi più virtuosi

Secondo lo studio l’Italia ha ancora molta strada da fare per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell'Agenda 2030

Di Arianna De Felice

Ricerche e Pubblicazioni - Pubblicato il 25-01-2024

La Rete delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile (SDSN) in collaborazione con SDSN Europe e il Comitato economico e sociale europeo (CESE), ha pubblicato oggi il Rapporto sullo sviluppo sostenibile in Europa 2023/24. Giunto alla sua quinta edizione, lo studio di quest'anno evidenzia la necessità di intraprendere azioni decisive nell'Unione europea  per evitare "punti critici" ambientali e sociali e per mantenere la promessa di raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (OSS, o in inglese SDG) dell'Agenda 2030 e gli obiettivi dell'Accordo di Parigi sul clima.

Il Rapporto sullo sviluppo sostenibile in Europa 2023/24

Come da prassi, il Rapporto tiene traccia dei progressi rispetto agli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’UE, dei suoi Stati membri e dei Paesi partner in Europa. Ne emerge che, stando al ritmo attuale, un terzo degli obiettivi non verrà raggiunto dall'UE entro il 2030 con casi diversi per i singoli Paesi per lo più dislocati un quarto nell'Europa settentrionale e occidentale e circa la metà nell'Europa meridionale, nell'Europa centrale e orientale.

L’UE si trova ad affrontare le maggiori sfide legate agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibili nel consumo e produzione responsabili, nel clima e nella biodiversità, nell’uso del territorio e nell’alimentazione sostenibile e nel promuovere la convergenza nel progresso degli OSS tra i suoi Stati membri.

Il Rapporto sullo sviluppo sostenibile in Europa 2023/24 ha inoltre evidenziato le sfide inerenti il principio "Non lasciare nessuno indietro" incluso nell'Agenda 2030. In questo caso le disuguaglianze sono state suddivise in quattro dimensioni: povertà estrema e deprivazione materiale; disparità di reddito; disparità di genere; e l'accesso e la qualità dei servizi. Il quadro che ne emerge è la principale motivazione dell'arretratezza dell'UE rispetto al raggiungimento degli obiettivi entro il 2030. L'indice infatti, evidenzia progressi minimi e persino inversioni in tre delle quattro dimensioni per la maggior parte dei Paesi europei dal 2020. Dei quattro punti il più preoccupante è “accesso e qualità dei servizi" dove 32 su 34 Paesi europei non hanno fatto passi avanti con alcuni che, addirittura, sono andati indietro.

Le cause del rallentamento sono molteplici e vanno dalle crisi sanitarie e di sicurezza, geopolitiche, climatiche e finanziarie.
Tra i Paesi in cima all'indice SDG c'è, per il quarto anno consecutivo, la Finlandia che però, nonostante la medaglia d'oro europea, ha comunque alcune importanti sfide da affrontare guardando al 2030 che vanno dalla lotta alla fame, alle azioni per il clima fino al consumo e produzione responsabili.

Dieci azioni prioritarie

Il rapporto di quest'anno fornisce anche preziosi contributi per aiutare l'UE a rafforzare la propria leadership in materia di Obiettivi di Sviluppo Sostenibile a livello nazionale e internazionale in vista delle elezioni europee di giugno 2024 e del Summit del futuro convocato dal Segretario generale delle Nazioni Unite a settembre 2024. 

Nello specifico, un gruppo di oltre 200 scienziati, esperti e professionisti provenienti da oltre 20 Paesi europei ha pubblicato un appello congiunto all’azione rivolto ai partiti politici e alla futura leadership dell’UE per gettare le basi per un nuovo accordo europeo per il futuro con dieci azioni prioritarie:

1.    Risollevare i “punti di svolta sociali” negativi riducendo significativamente il rischio di povertà ed esclusione sociale dei cittadini europei.
2.    Raddoppiare gli sforzi per raggiungere l’obiettivo di zero emissioni nette nell’UE entro il 2050, con importanti progressi entro il 2030.
3.    Rafforzare le autorità regionali e locali nel raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, anche monitorando e segnalando regolarmente i progressi a tutti i livelli.
4.    Contenere le ricadute negative a livello internazionale e sostenere la trasformazione verso un sistema commerciale sostenibile.
5.    Trasformare il suo ruolo globale e le sue ampie reti in potenti strumenti di trasformazione di tutto il Pianeta.
6.    Intensificare il ruolo multilaterale dell’Europa guidando gli sforzi globali per riformare l’architettura finanziaria globale.
7.    Riorientare i partenariati internazionali dell'UE sugli obiettivi di sviluppo sostenibile e procedere verso una cooperazione reciprocamente trasformativa.
8.    Mobilitare i mezzi finanziari per le trasformazioni verso un futuro sostenibile.
9.    Istituzionalizzare l’integrazione degli SDG nella pianificazione strategica, nel coordinamento macroeconomico, nei processi di bilancio, nelle missioni di ricerca e innovazione e in altri strumenti politici.
10.    Stabilire nuovi meccanismi permanenti per un impegno strutturato e significativo con la società civile, compresi i giovani, e all’interno del Parlamento europeo sui percorsi e le politiche degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile.

I partiti politici in campagna elettorale per le elezioni europee e i futuri leader dell’Unione europea hanno responsabilità storiche. Gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile adottati da tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite nel 2015 non vengono raggiunti in Europa e nel mondo, ma rimangono il futuro che l’Europa e il mondo desiderano. Durante questo decennio è necessario intraprendere azioni decisive", ha dichiarato Guillaume Lafortune , vicepresidente della SDSN e autore principale del rapporto.

Focus sulla sostenibilità in Italia

Ma se la situazione europea ha ancora del lavoro importante da fare, a che punto siamo nel nostro Paese e cosa si dovrebbe migliorare nello specifico? 

Andando a vedere il focus sullo stato della sostenibilità in Italia all'interno del Rapporto sullo sviluppo sostenibile in Europa 2023/24, il Belpaese è decisamente indietro rispetto al resto dell'UE. Su 34 Stati membri, infatti, si colloca solo al 21°, ben oltre la metà con un punteggio dell'indice SDG pari a 69,9.

Entrando nel dettaglio, sono pochi gli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) dell'Agenda 2030 vicini da raggiungere e ce ne sono alcuni più critici di altri che rappresentano ancora oggi delle sfide importanti. Stiamo parlando del Goal 2 relativo alla lotta alla fame, del Goal 13 inerente alle azioni per il clima, dei Goal 14 e 15 riguardanti rispettivamente la vita sott'acqua e la vita sulla terra.

Nello specifico, analizzando il punto 13 dedicato alle necessità di adottare misure urgenti per combattere il cambiamento climatico e i suoi impatti, l'Italia ha ancora parecchio da lavorare soprattutto sulle emissioni di CO2 derivanti dalla combustione di combustibili fossili e dalla produzione di cemento e sulle emissioni di gas serra derivanti dalle importazioni. Bene invece per quanto riguarda le emissioni di CO2 derivanti dalle esportazioni di combustibili fossili.


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