SAP Sustainability Report 2023: più coinvolgimento dei CFO, la chiave di volta per la sostenibilità

Le aziende italiane puntano sulla sostenibilità, ma con alcuni ostacoli da affrontare per un successo a lungo termine

Di Redazione

Ricerche e Pubblicazioni - Pubblicato il 04-12-2023

"Noi tutti abbiamo la responsabilità di accelerare il progresso con anche la più piccola increspatura che causa un'onda". Sono queste le parole di Renaud Heyd, CFO SAP UK, nel messaggio che accompagna il SAP Sustainability Report 2023. E non è un caso che il messaggio sia scritto proprio da un CFO, perché, come dice lo stesso Renaud: "Siamo i guardiani della resilienza aziendale, portiamo una visione a lungo termine nello sviluppo del business e garantiamo che il processo decisionale sia in linea con gli obiettivi finanziari. Accanto ad altri leader aziendali, possiamo fare della sostenibilità un differenziatore competitivo". Purtroppo però, e lo scopriremo dai risultati dello studio, nonostante il legame tra l’azione ambientale e la generazione di ricavi a lungo terminele, le aziende non coinvolgono ancora quanto dovrebbero i responsabili finanziari nelle azioni di sostenibilità. Da qui il sottotitolo del report The race to reap the financial rewards of sustainability action.

Edward Manderson, docente di Economia Ambientale presso l’Università di Manchester, ha dichiarato: “La connessione tra azioni di sostenibilità e performance finanziarie giocherà un ruolo cruciale nel plasmare il progresso ambientale in futuro. Negli ultimi anni, la letteratura accademica ha dimostrato che le aziende traggono benefici finanziari dalle misure di sostenibilità, e la ricerca di SAP dimostra che questo è effettivamente una realtà per le aziende che cercano di riprendersi rapidamente dal contesto pandemico. Come dimostra questo studio, la strategia di business e l'azione di sostenibilità sono ora così interconnesse che non ci sono scuse per le organizzazioni che non riescono ad affrontare le carenze delle loro prestazioni ambientali e ad attuare un cambiamento significativo”.

SAP Sustainability Report 2023

Comprendere gli effetti che il cambiamento climatico avrà nei prossimi anni sta diventando sempre più difficile, afferma SAP, per non parlare del suo impatto sulle economie e sulla società. Ma  è possibile prevedere che il suo effetto sarà duraturo.
Nell’ultimo anno, l’emergenza climatica non ha mostrato segni di rallentamento. Abbiamo assistito a siccità di massa, incendi boschivi, ondate di calore uniche e inondazioni improvvise. Pertanto, sebbene la sostenibilità abbia una portata molto ampia, che abbraccia questioni sociali, economiche e ambientali, il presente rapporto si concentra principalmente su quest’ultima questione.

Giunto alla sua terza edizione dunque, il SAP Sustainability Report 2023, studio globale condotto su oltre 4.700 manager d’azienda di cui 200 in Italia, esplora le motivazioni e le sfide principali che le organizzazioni devono affrontare per ridurre l’impatto ambientale su larga scala.

Rapporto annuale sulla Sostenibilità SAP: i risultati in Italia

Secondo il Rapporto annuale sulla Sostenibilità SAP, 9 leader italiani su 10 (86%) prevedono di mantenere o aumentare i loro investimenti in azioni di sostenibilità entro il 2026. Tuttavia, nonostante queste previsioni, la strada per il progresso ambientale presenta alcune barriere. L’analisi di quest’anno rileva infatti che, mentre il 34% delle aziende italiane afferma che l’azione ambientale sta già avendo un forte impatto sulle opportunità di profitto e crescita, oltre un terzo (34%) ha difficoltà a calcolare il ritorno sugli investimenti, rendendo più difficile dimostrare e sostenere i progressi a lungo termine.

La sostenibilità come valore finanziario

In passato, le misure per la salvaguardia del Pianeta da parte delle imprese potevano essere viste solo come un obbligo morale o etico, ma la sensibilità sta evolvendo e oggi le aziende italiane vedono anche altri vantaggi, a lungo termine, inclusi quelli finanziari. Infatti, un quarto (25%) degli intervistati dichiara che le opportunità di guadagno e di profitto sono una delle principali motivazioni che guida le azioni di sostenibilità delle loro organizzazioni.

In un contesto di inflazione, problemi o interruzioni nella catena di approvvigionamento e aumento del costo della vita, i leader italiani sono fermi nei loro impegni ambientali e considerano l’azione di sostenibilità anche come un mezzo per compensare l’incertezza economica. Oltre la metà (57%) del campione si aspetta di vedere un ritorno finanziario positivo sui propri investimenti in sostenibilità entro i prossimi cinque anni.

Il nostro studio dimostra che è giunto il momento che i leader si rendano conto che avere un solido piano d’azione per la sostenibilità ha senso per il business. È indispensabile per attrarre finanziamenti da parte di investitori che hanno bisogno di rendere il proprio portfolio più green e per ottenere un vantaggio competitivo, dato che i clienti richiedono prodotti sostenibili lungo tutta la supply chain”, ha commentato la ricerca Adriano Ceccherini, Chief Operating Officer di SAP Italia.

Le barriere alla sostenibilità

Tuttavia, nonostante il legame tra l’azione ambientale e la generazione di ricavi a lungo termine, la ricerca di SAP mostra che le aziende in Italia non coinvolgono spesso i responsabili finanziari nelle azioni di sostenibilità e questo potrebbe frenarne i progressi.

Attualmente, solo il 6,5% delle aziende ha assegnato al proprio CFO la responsabilità di definire la direzione strategica delle azioni di sostenibilità. La responsabilità ricade su altri ruoli, tra cui il Consiglio di Amministrazione (31,5%), i Chief Operating Officer (14%), i CEO (12%) e i Chief Sustainability Officer (10%). 

Lo studio suggerisce che questo approccio non sempre funziona per tradurre il valore economico dei progressi della sostenibilità in tutta l’azienda. 

Altre barriere alla sostenibilità espresse dagli intervistati sono:

-    Mancanza di competenze: ben il 26% delle aziende italiane cita la mancanza di competenze necessarie come uno dei principali ostacoli all'adozione di azioni di sostenibilità
-    Supporto degli stakeholder: il 21% non riesce a ottenere il sostegno degli stakeholder in posizioni apicali all’interno dell’organizzazione per intraprendere un’azione concertata 
-    Mancanza di fondi: il 20% cita il problema della mancanza di fondi per attuare azioni di sostenibilità.

Il nodo della misurazione

In Italia le aziende continuano a ritenere che la misurazione sia un ostacolo al progresso e, in ultima analisi, ai ritorni economici.

La situazione varia a seconda degli ambiti di misurazione: il 54% degli intervistati dichiara di essere in grado di tracciare le emissioni Scope 1 (le emissioni di gas a effetto serra prodotte direttamente) a un "livello elevato", mentre solo il 20% dichiara di saperlo fare per le emissioni Scope 2 (le emissioni indirette associate all’energia acquistata dall’azienda) e il 16% per le emissioni Scope 3 (quelle prodotte indirettamente attraverso la catena di fornitura). Molti leader si affidano a stime o a "sensazioni di pancia" quando divulgano i dati sull’impatto ambientale della loro organizzazione. I responsabili delle aziende italiane faticano anche ad adottare un quadro di rendicontazione standardizzato, con un quarto degli intervistati che non ha una metodologia coerente per calcolare l'impatto ambientale dei propri prodotti.

La situazione è ulteriormente aggravata dall'uso di metodi di misurazione contrastanti per la rendicontazione. Le aziende intervistate utilizzano soprattutto misurazioni dirette per monitorare le emissioni di energia (95%), la disponibilità di risorse (78%), la disponibilità di acqua potabile (64%), i rifiuti solidi e l’uso di materiali (81%), e si affidano a stime per l'inquinamento atmosferico (90%), la perdita di risorse naturali (86%), l'inquinamento idrico (76%) e l'impatto della catena di approvvigionamento (71%). Questo porta quasi nove leader su dieci (85%) a segnalare difficoltà nella raccolta o nell'analisi dei dati per la conformità alle normative, in un momento in cui le aziende in Italia si trovano a dover gestire una serie di regolamenti, tasse e imposte in continua evoluzione associate all'impronta di carbonio.

In un clima in cui normative più severe impongono alle aziende di comunicare il loro impatto ambientale, i leader che non sono in grado di riportare accuratamente questi dati rischiano di essere accusati di greenwashing o di incorrere in multe e danni all’immagine”, ha dichiarato Adriano Ceccherini. “Concentrarsi sull'implementazione di un quadro di rendicontazione standardizzato garantisce alle aziende di comprovare le proprie credenziali, di effettuare misurazioni corrette e avviare iniziative di impatto a lungo termine. Le organizzazioni possono utilizzare questi dati per riprogettare i prodotti, riutilizzare i materiali, ridurre i rifiuti e rigenerare i sistemi naturali lungo la catena di fornitura, dando così impulso all'economia circolare. Il nostro portafoglio sostiene le aziende in questo percorso e garantisce che siano nella migliore posizione possibile per affrontare le nuove sfide, sbloccare ulteriori investimenti, raccogliere i risultati finanziari delle loro azioni di sostenibilità, conformarsi ai mutevoli requisiti normativi e raggiungere in futuro lo zero netto”.


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